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domenica 25 aprile 2010

PRESI LA Ru 486 ........

Presi la Ru486: altro che aspirina, è uno choc !

Il drammatico racconto di una donna: "I medici dicevano che non avrei avuto fastidi, invece è terribile. E devi fare tutto da sola". «É stato terribile e non lo rifarei mai più».
Anna ha 34 anni, è un avvocato toscano, e nella sua regione, nel 2005, con la pillola Ru486,allora in fase sperimentale, ha abortito un figlio indesiderato concepito con il marito che stava lasciando.
«Ma quale banalizzazione dell’aborto» mi racconta mentre siamo sedute in un bar di Orbetello, «è stato terribile e non lo rifarei mai più». «Voi medici siete crudeli e cinici, siete abituati al dolore, quello degli altri, e trascurate l’impatto psicologico delle vostre cure e degli effetti delle vostre terapie su noi poveri pazienti».
Ho chiesto ad Anna di raccontare la sua esperienza personale, naturalmente garantendole l’anonimato, e lei ha accettato.
Ed è un fiume in piena... «I dottori mi avevano informato su questa nuova tecnica abortiva, solo ed esclusivamente farmacologica, mi avevano assicurato che tutto sarebbe stato più dolce, che avrei evitato l’intervento chirurgico, l’anestesia, il raschiamento e tutte quelle pratiche dolorose, compreso il ricovero, ma per me è stato peggio, molto peggio...».
«Intanto non è proprio una passeggiata, non è come mandare giù un’aspirina e via, anzi... dopo che hai ingoiato la prima pillola, sai che quel giorno stesso tuo figlio morirà, e resterà attaccato lì, morto, dentro il tuo utero... semplicemente il suo cuoricino, che il giorno prima hai ascoltato durante l’ecografia, smetterà di battere. Per sempre. È l'effetto della prima pasticca, che tu devi mettere in bocca da sola, perché da sola sei lasciata a sopprimere quella vita che tu stessa vuoi eliminare. Lo capisci subito la sera stessa che quel figlio è morto, perché senti improvvisamente sparire tutti quei segni di gravidanza che noi donne ben conosciamo, primo fra tutti il seno, di colpo non lo senti più turgido, te lo tocchi, lo palpi e non è più teso, quasi si affloscia, e sparisce anche quella piccola tensione del basso ventre tipica dei primi mesi di gravidanza».
«E poi viene il peggio... perché devi aspettare! Devi aspettare tre lunghi giorni, nei quali continui a fare quello che hai sempre fatto, lavorare, camminare, mangiare, dormire, andare al cinema... cerchi cioè di distrarti, ma sai che hai quel “coso” morto lì dentro che deve essere eliminato, espulso, cioè abortito!».
«Per me sono stati tre giorni terribili, già ero a terra per la separazione da mio marito, e come ultima punizione ora mi accingevo a separarmi dall’unica cosa che mi avrebbe legato a lui per sempre, e che in quel momento era l’ultima cosa che volevo».
«In quei tre giorni, poi, hai tutto il tempo per pensare e riflettere su quello che ti è accaduto e che ti accadrà, hai il tempo per pregare e per piangere... io mi sentivo una specie di assassina in libertà... ma perché avevo accettato questo maledetto metodo, mi chiedevo, non era meglio far fare tutto al medico? Io sarei stata in anestesia, in sala operatoria, non avrei sentito né provato nulla, lui avrebbe operato e fatto tutto, io mi sarei risvegliata pulita e liberata dal mio problema, il tutto sarebbe durato meno di un’ora e non avrei avuto quelle sensazioni orribili dell’attesa».
DOMBOSCOLAND.IT MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO                prima parte ................segue

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