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giovedì 29 aprile 2010

TRA IL 2000 E IL 2008 121 MILIONI DI CRISTIANI IN PIU'

In questi giorni viene presentato l'Annuario Statistico della Chiesa pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, ha ricordato questo martedì la Sala Stampa della Santa Sede.
L'Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa prepara ogni anno questo libro che informa sugli aspetti più importanti che caratterizzano le attività della Chiesa cattolica nei vari Paesi e continenti.
Tra gli aspetti raccolti in quest'ultima edizione, con dati del 2008, c'è un aumento del numero di cattolici nel mondo leggermente superiore a quello del resto della popolazione.
"A livello planetario il numero dei cattolici battezzati è passato da 1.045 milioni nel 2000 a 1.166 milioni nel 2008, con una variazione relativa di +11, 54%", segnala il comunicato.
Questa cifra presuppone una crescita di 121 milioni di cattolici in otto anni, "che evidenzia un comportamento di sostanziale stabilità della diffusione dei cattolici battezzati", aggiunge la Sala Stampa vaticana.
Il cattolicesimo cresce in modo diverso nei vari continenti. La crescita maggiore si registra in Africa, giungendo a un incremento del 33,02% tra il 2000 e il 2008.
All'estremo opposto, in Europa si manifesta una situazione praticamente stabile (1,17%), mentre in Asia il numero dei cattolici cresce del 15,61%, in Oceania dell'11,39% e in America del 10,93%.
"Si va dalla riduzione relativa dei cattolici europei che, pur aumentando in valore assoluto, vedono scendere il loro peso nel mondo, dal 26, 81% del 2000 al 24, 31% del 2008, alla correlativa acquisizione d'importanza dei cattolici africani che passano, nei due anni appena citati, dal 12, 44% al 14, 84%", indica il comunicato.

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 parte seconda ............................
Quanto al rapporto tra i cattolici e gli abitanti in generale, in Asia ci sono 3 cattolici ogni 100 abitanti, mentre in America arrivano a 63.
I dati si riferiscono anche al numero dei Vescovi, passati dai 4.541 del 2000 ai 5.002 del 2008, con un aumento relativo leggermente superiore al 10%.
In questo senso, si è ottenuta "una migliore e più armonica distribuzione dei Vescovi nelle realtà continentali", così come "un significativo equilibrio quantitativo fra sacerdoti e Vescovi nel trascorrere del tempo".
Quanto al numero dei sacerdoti, negli ultimi nove anni è aumentato: dai 405.178 del 2000 ai 409.166 del 2008.
Secondo la loro distribuzione, il 47,1% dei sacerdoti del mondo si trova in Europa, il 30% in America, il 13,2% in Asia, l'8,7% in Africa e l'1,2% in Oceania.
Il calo del numero di sacerdoti in Europa ha fatto sì che la loro percentuale a livello mondiale sia diminuita: nel 2000 il clero del vecchio continente rappresentava il 51,5%, mentre nel 2008 era il 47,1%.
Dal gioco combinato delle variazioni demografiche e delle variazioni del numero di sacerdoti deriva un aumento del numero di cattolici per sacerdote: in tutto il mondo è passato da 2.579 per sacerdote nel 2000 a 2.849.
I diaconi permanenti costituiscono il gruppo in più forte evoluzione nel periodo tra il 2000 al 2008 (grazie alla loro crescita in America ed Europa), passando da circa 28.000 a 37.000 (una variazione relativa del 33,7%).
Aumenta anche il numero dei seminaristi: dai 115.919 del 2007 ai 117.024 del 2008. L'aumento ha avuto luogo in Africa (3,6%), Asia (4,4%) e Oceania (6,5%), mentre in Europa i candidati al sacerdozio diminuiscono (meno 4,3%).
Il nuovo volume indica che le religiose professe sono oggi 739.067, mentre nel 2000 erano 801.185 (una diminuzione del 7,8% ).
La maggior parte delle religiose si trova in Europa (40,9% ), seguita dall'America (27,5%). Il calo del numero di religiose non ha interessato l'Africa, dove nel periodo in esame sono aumentate del 21,2%, né l'Asia, dove l'aumento è stato del 16,4%.

Pubblicato l'annuario statistico della Chiesa 2010 l'Annuario 2010 è stato presentato a Benedetto XVI il 20 febbraio scorso.

lunedì 26 aprile 2010

PER RICORDARLO SEMPRE CON LE SUE PAROLE.

"Vi confesso con semplicità che provo vero turbamento per il futuro del mondo quando noto generazioni giovani incapaci di amare veramente o che riducono il loro donarsi allo scambio di gratificazione tra eguali, incapaci di vedere nella sessualità una chiamata, un invito ad un amore più alto e universale."

"È necessario cercare il giusto equilibrio tra il rispetto della propria identità e il riconoscimento di quella altrui."

"La violenza distrugge ciò che vuole difendere: la dignità, la libertà, e la vita delle persone."

"Un'ideologia non può sopravvivere a lungo senza una morale."

"C'è nell'uomo un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio ed allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi."

"Ogni intervento medico sulla persona umana è sottoposto a dei limiti che non si riducono all'eventuale impossibilità tecnica di realizzazione, ma sono legati al rispetto della stessa natura umana."


"La religione e la fede vanno insieme, di pari passo.

"La ricerca scientifica in campo genetico va bensì incoraggiata e promossa, ma, come ogni altra attività umana, non può mai essere esente da imperativi morali; essa può del resto svilupparsi con promettenti prospettive di successo nel campo delle cellule staminali adulte."



"Giovani! Il papa si sente immensamente felice in vostra compagnia."








domenica 25 aprile 2010

PRESI LA Ru 486 ........

Presi la Ru486: altro che aspirina, è uno choc !

Il drammatico racconto di una donna: "I medici dicevano che non avrei avuto fastidi, invece è terribile. E devi fare tutto da sola". «É stato terribile e non lo rifarei mai più».
Anna ha 34 anni, è un avvocato toscano, e nella sua regione, nel 2005, con la pillola Ru486,allora in fase sperimentale, ha abortito un figlio indesiderato concepito con il marito che stava lasciando.
«Ma quale banalizzazione dell’aborto» mi racconta mentre siamo sedute in un bar di Orbetello, «è stato terribile e non lo rifarei mai più». «Voi medici siete crudeli e cinici, siete abituati al dolore, quello degli altri, e trascurate l’impatto psicologico delle vostre cure e degli effetti delle vostre terapie su noi poveri pazienti».
Ho chiesto ad Anna di raccontare la sua esperienza personale, naturalmente garantendole l’anonimato, e lei ha accettato.
Ed è un fiume in piena... «I dottori mi avevano informato su questa nuova tecnica abortiva, solo ed esclusivamente farmacologica, mi avevano assicurato che tutto sarebbe stato più dolce, che avrei evitato l’intervento chirurgico, l’anestesia, il raschiamento e tutte quelle pratiche dolorose, compreso il ricovero, ma per me è stato peggio, molto peggio...».
«Intanto non è proprio una passeggiata, non è come mandare giù un’aspirina e via, anzi... dopo che hai ingoiato la prima pillola, sai che quel giorno stesso tuo figlio morirà, e resterà attaccato lì, morto, dentro il tuo utero... semplicemente il suo cuoricino, che il giorno prima hai ascoltato durante l’ecografia, smetterà di battere. Per sempre. È l'effetto della prima pasticca, che tu devi mettere in bocca da sola, perché da sola sei lasciata a sopprimere quella vita che tu stessa vuoi eliminare. Lo capisci subito la sera stessa che quel figlio è morto, perché senti improvvisamente sparire tutti quei segni di gravidanza che noi donne ben conosciamo, primo fra tutti il seno, di colpo non lo senti più turgido, te lo tocchi, lo palpi e non è più teso, quasi si affloscia, e sparisce anche quella piccola tensione del basso ventre tipica dei primi mesi di gravidanza».
«E poi viene il peggio... perché devi aspettare! Devi aspettare tre lunghi giorni, nei quali continui a fare quello che hai sempre fatto, lavorare, camminare, mangiare, dormire, andare al cinema... cerchi cioè di distrarti, ma sai che hai quel “coso” morto lì dentro che deve essere eliminato, espulso, cioè abortito!».
«Per me sono stati tre giorni terribili, già ero a terra per la separazione da mio marito, e come ultima punizione ora mi accingevo a separarmi dall’unica cosa che mi avrebbe legato a lui per sempre, e che in quel momento era l’ultima cosa che volevo».
«In quei tre giorni, poi, hai tutto il tempo per pensare e riflettere su quello che ti è accaduto e che ti accadrà, hai il tempo per pregare e per piangere... io mi sentivo una specie di assassina in libertà... ma perché avevo accettato questo maledetto metodo, mi chiedevo, non era meglio far fare tutto al medico? Io sarei stata in anestesia, in sala operatoria, non avrei sentito né provato nulla, lui avrebbe operato e fatto tutto, io mi sarei risvegliata pulita e liberata dal mio problema, il tutto sarebbe durato meno di un’ora e non avrei avuto quelle sensazioni orribili dell’attesa».
DOMBOSCOLAND.IT MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO                prima parte ................segue

PRESI LA Ru 486 ........

seconda parte............

A quel punto però la ingoi subito perché speri che tutto finisca più in fretta possibile. Non sai ancora che, da quel momento, ti prepari ad assistere, a partecipare ed a effettuare il tuo “avveniristico” aborto terapeutico!».
«Intanto, oltre alla situazione dolorosa, vieni pervasa dall’ansia dell’arrivo dei dolori fisici. Il medico durante il colloquio mi aveva spiegato bene che con la seconda pillola, una prostaglandina, sarebbe avvenuto una sorta di mini-travaglio, con qualche contrazione uterina, ripetute e ravvicinate, lievemente dolorose, ma essenziali per provocare il distacco del feto, ormai morto, dalla parete uterina e per la sua espulsione, e che comunque sarebbe stato eliminato facilmente, misto con del sangue... sarebbe stato cioè come avere delle mestruazioni più dolorose del solito, così mi disse».
«Invece il dolore è stato molto più forte, le contrazioni molto più lunghe e la consapevolezza di quello che stava avvenendo rendeva tutto più nauseante, orribile e terribile insieme. Ed assistere a tutto questo è stato insopportabile. Ho pianto per il dolore fisico, ma soprattutto ho pianto per il dolore dell’anima, per la mia partecipazione attiva ad un evento che mai avrei voluto vivere ed osservare da così vicino».
«Poi, quando tutto è finito, quando tutto è compiuto, la procedura ti obbliga anche a verificare di persona che effettivamente l’aborto farmacologico sia ben riuscito, per cui ti viene effettuata l’ecografia di controllo, che trasmette dallo schermo l’immagine pulita del tuo utero non più “abitato”, ma vuoto e libero dal corpo estraneo che si è medicalmente voluto eliminare... non si sente più nessun battito galoppante, nessun segno di vita, ma solo silenzio di morte».
«Ho avuto un peso nel petto per lungo tempo... non è stata una liberazione per me, ma ho avuto un senso di colpa per diversi mesi, e ancora oggi, quando ci ripenso, e spesso ci ripenso, mi torna la nausea per quell’esperienza terribile, irreparabile e definitiva».
«Ogni volta che oggi leggo o sento parlare di aborto, rivivo quei miei pochi ma orribili giorni con il ricordo di una scelta dalla quale non si può più tornare indietro... e molte volte la vita poi ti porta a situazioni in cui avresti voluto che le cose fossero andate diversamente».
Anna è seduta di fronte a me e sorride amaramente. Ha una parrucca bionda in testa, a coprire una calvizie da chemioterapia.
Anna sta combattendo contro un tumore maligno del sangue che si è presentato all’inizio dell’anno. Anna sta lottando per la vita.

La sua stavolta.

venerdì 23 aprile 2010

LE LACRIME DEGLI ESCLUSI

La sete di Ismaele
Padre Paolo Dall'Oglio


Le lacrime degli esclusi.




La lettura della Sacra Scrittura è spesso costruita sul filone dell’autoidentificazione della Chiesa con il nuovo Israele, con il gruppo della promessa, con il popolo eletto. Per esempio, la Chiesa si riconoscerà in Sara piuttosto che in Agar, vedrà se stessa in Giacobbe piuttosto che in Esaù, nel popolo eletto della Palestina piuttosto che nei popoli della terra di Cana. Così, però, si perde una parte non indifferente del pathos del testo, dove c’è una nostalgia dell’escluso, il dramma morale del non essere eletti, ma schiavi di un altro.
Uno dei testi che più drammaticamente rappresentano questo discorso è la vicenda di Abramo e di Ismaele, il figlio che egli aveva avuto con Agar, la serva di Sara (cfr Gn 21, 8-21). È il dramma in cui Abramo deve sacrificare il suo primogenito. Secondo i musulmani il Corano sembra dire che il figlio sacrificato, alla lettera «sgozzato», è proprio Ismaele. Intendiamoci, non c’è uno sgozzamento di Ismaele, ma c’è un’obbedienza penosa, sofferta, di Abramo alle gelosie di Sara. Su indicazione di Dio, Abramo scaccia Ismaele e sua madre Agar. Così, quando Dio chiede ad Abramo di offrire il figlio Isacco, in realtà Abramo ha già offerto Ismaele. Ismaele è il primogenito.
Se imparassimo a leggere il mistero della Chiesa nell’esclusione e non solo nell’elezione, allora le cose si illuminerebbero con altra luce. Abramo obbedisce alla logica dell’elezione e caccia la sua serva. Ma nella logica evangelica è proprio l’escluso che diventa l’eletto. Allora alcuni simboli cominciano a parlare: Abramo dà pane e acqua a questa donna carica del bambino. Ebbene, se quando Abramo riceve da Melchisedech l’offerta del pane e del vino sappiamo leggere i segni eucaristici, perché quando Abramo dà ad Agar acqua e pane non sappiamo riconoscere i sacramenti della Chiesa? Tra l’altro con questa misteriosa assenza di vino, che ci parla molto chiaramente di islam. Ancora, Ismaele è buttato sotto un arbusto del deserto: come non pensare alla croce? Agar - questa donna carica del figlio, che porta il peso del figlio - si nasconde dietro il suo velo di sofferenza: si può non pensare a Maria sotto la croce? Ma nessuno dei padri della Chiesa ci ha pensato, perché quella era la «maledetta», la madre dei musulmani.
E dunque Ismaele è lì, grida per la sete, mentre Agar piange: sono le prime lacrime della Bibbia. Non aveva pianto Adamo, non aveva pianto Eva, non aveva pianto Caino, queste lacrime materne sono le prime. Le viene mostrata l’acqua, sgorga l’acqua di salvezza. Per i musulmani questo episodio è ricordato ancora oggi durante il pellegrinaggio alla Mecca. Noi cristiani non possiamo non pensare a Gesù crocifisso, che grida: «Ho sete!».
Si individua così un’interpretazione di questo episodio dell’Antico Testamento che, pur riconoscendo i segni dell’elezione, tuttavia si fa carico dell’esclusione. Questo non è sempre stato compreso nella storia della Chiesa. Intitolando «La sete di Ismaele» questa rubrica sul dialogo islamocristiano, vogliamo riconoscere il valore cristologico ed ecclesiologico del grido degli esclusi: un grido qualche volta scomposto o addirittura terrificante, ma un grido che la Chiesa non può non riconoscere come pertinente la storia della salvezza.










giovedì 22 aprile 2010

QUALE DIO PER I GIOVANI?

Quale Dio per i giovani?
Oggi, in Italia, si dichiara apertamente cattolico soltanto il 52,8 per cento di coloro che hanno tra 18 e 29 anni; era il 66,9 nel 2004. Una ricerca dei sociologi Iard.
22/04/2010
I giovani esprimono un desiderio di "assoluto", ma spesso fuori dalla Chiesa. Si afferma una religiosità fai-da-te.Meno quattordici per cento in appena sei anni. Ma tra chi persevera aumentano i convinti, grazie all'efficace testimonianza di sacerdoti, catechisti e animatori, e grazie anche al "calore" di grandi eventi, come le Giornate mondiali della gioventù. Oggi si dichiara apertamente cattolico solo il 52,8 per cento dei giovani italiani d’età compresa tra i 18 e i 29 anni: nel 2004, era il 66,9. Alla forte riduzione della percentuale di chi si dice cattolico non corrisponde, però, una riduzione netta di chi ritiene importante la religione per la propria vita (si scende appena del 3 per cento), ma, anzi, si registra un leggero aumento di chi la definisce “molto importante” (l’incremento è dell’1,8 per cento). In generale, alla fede viene riconosciuta una funzione di sostegno sia psicologico che relazionale) e di guida (offre un senso, dà speranza); meno un valore di riferimento morale. La fiducia nella Chiesa crolla tra i non credenti (soltanto il 2 per cento la definisce “alta” o “molta alta”) e si affievolisce tra i praticanti, attestandosi al 39 per cento.


È quanto emerge da una ricerca realizzata dall’Istituto Iard che – su commissione della diocesi di Novara, nell’ambito del progetto Passio 2010 – ha indagato sul rapporto che le nuove generazioni di italiani hanno con la fede. Le rilevazioni sono state effettuate nella seconda metà di marzo, su un campione di mille persone, rappresentative della differente realtà del nostro Paese. Rispetto alle recenti indagini, e in particolare a quella del 2004, si osservano in particolare due fenomeni. Si tratta di una conferma e di una parziale novità. Da un lato, infatti, si rafforza la religiosità del “fai-da-te” di cui i sociologi parlano da decenni. Dall’altro si assiste a una polarizzazione delle scelte: chi rimane cattolico è sempre più convinto; quanti non lo sono mai stati o non lo sono più dimostrano una distanza maggiore dalla Chiesa di Roma, talvolta una vera e propria ostilità, pur coltivando un certo interesse per la dimensione spirituale. Fanno irruzione in questo delicato campo meccanismi tipici del tifo calcistico. O di qua o là, con una passione da ultrà.

lunedì 19 aprile 2010

UNA GIORNATA A TIRRENIA CON PADRE GIOVANNI












Si sono incontrati a Tirrenia il gruppo dei Cresimandi del 2010 con altri ragazzi e ragazze accompagnati da Padre Giovanni. L'incontro sollecitato da P. Giovanni è stato concepito durante il ritiro spirituale dei ragazzi di Tirrenia a S. Miniato, appunto con P. Giovanni,e il significato di questo incontro è stato quello di far conoscere i due gruppi e magari organizzare in futuro altri incontri insieme.
Aggiungiamo alcune foto della giornata e della pizzata finale presso il ristorante Torelli sul Bagno Corallo, a cui inviamo sentiti ringraziamenti per il trattamento ricevuto.

domenica 18 aprile 2010

BENVENUTI

PACE E BENE A TUTTI.
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